Colonia oggi
2014
Descrizione
«Nel 1988 ero photo editor di Sette, il supplemento settimanale del Corriere della Sera, un periodico straordinario, inventato da poco più di un anno da Paolo Pietroni (che quell’anno dirigeva contemporaneamente anche Amica e Max, altro giornale di sua invenzione). Il lavoro in redazione era galvanizzante perché Pietroni amava molto la fotografia e lasciava ampi margini alle proposte del photo editor. Così quando Schirmer/Mosel ha pubblicato in volume le immagini che August Sander aveva realizzato a Colonia devastata dai bombardamenti nel 1945-46 avevo proposto a Pietroni di metterle a confronto con la Colonia attuale. Mandare Gabriele Basilico era la scelta giusta: da anni si dedicava con coerenza al racconto dell’architettura, delle città, dei paesaggi urbani e tuttavia avevo delle riserve. Non abbiamo mai voluto che i nostri percorsi professionali si intrecciassero ma questo era un caso speciale. Amavamo entrambi il lavoro di Sander e Pietroni, che pure non era particolarmente sensibile alle immagini lucidamente documentarie di Gabriele, aveva insistito perché fosse proprio lui il fotografo da incaricare.
Gabriele era partito con grande entusiasmo, in auto, in compagnia di un giovane amico fotografo, Luca Campigotto, con il quale aveva già fatto diverse trasferte. Del viaggio a Colonia oggi Luca non ricorda nulla. Crede che ci siano stati problemi di parcheggio, che non sia stato facile trovare i punti di ripresa giusti, alla ricerca dello stesso punto di vista di Sander. Gabriele aveva lavorato in bianco e nero e a colori e il direttore aveva poi deciso di pubblicare solo il colore, venti pagine (oggi uno spazio assolutamente impensabile) e di far scrivere il testo al poeta Antonio Porta. A sua volta Gabriele aveva dichiarato: “Ritornare su un luogo più volte, rivederlo e fotografarlo, è un metodo di lavoro che seguo spesso quando devo affrontare il problema della trascrizione dello spazio. Ritornare su un luogo visitato e fotografato da altri è stato un gioco seducente che ha dato alla mia ricerca una connotazione quasi poliziesca. Seguire il filo di Sander ha significato ritrovare i suoi punti di vista, riproporre la sua prospettiva, capire anche le ottiche che poteva aver usato. Poi mi sono reso conto che non era tutto qui, che si trattava di raccontare nel modo più autentico le mutazioni che lo spazio aveva subito, cercando l’identità contemporanea della città, verificandola con l’identità che tanto dolorosamente Sander era riuscito a darle. Colonia è stata distrutta in modo traumatico e violento. Colonia è stata ricostruita. Era solo quella la realtà da rispettare e da raccontare”.
Nel 1990, per una serata ai Rencontres Internationales de la Photographie di Arles, Michel Philippot mi aveva invitata a parlare del mio lavoro di photo editor e, tra gli altri progetti, avevo proposto e proiettato anche “Basilico: un detective sulle orme del grande August Sander”. Poi nel 2012, in occasione di un lungo video-dialogo con il regista Amos Gitai, lo stesso Gabriele aveva messo in relazione le sue rivisitazioni di Beirut con il lavoro realizzato nel 1988 a Colonia. Un sorta di autorizzazione preventiva alla pubblicazione di questo Quaderno». Giovanna Calvenzi